mercoledì 22 gennaio 2014

SIAMO TUTTI MARÒ



L’Italia, nell’ambito dell’Unione Europea, della Nato, delle Nazioni Unite e nell’operazione antipirateria “Atalanta” che alleati ha?


Sembra che alla comunità diplomatica internazionale, il caso dei due Fucilieri di Marina del Battaglione San Marco, in Missione di sicurezza e prevenzione di pirateria, a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie e, trattenuti in India da oltre due Anni, con vaghe accuse di omicidio, non interessi proprio.


Vero è che fu la stupidità del Governo Monti e la demenza di quel vecchio infido che abbiamo come Presidente della Repubblica e degli imboscati ai vertici delle Forze Armate Italiane, a creare questo casino internazionale ma perdio, se diamo un’occhiata, a quello che negli ultimi due Anni, la stampa internazionale ha scritto in merito,  c’è da rimanere, a dir poco abiliti.



Tralasciamo di scorrere su quello che scrivono e dicono i media indiani e, atteniamoci a quello che dicono i nostri "amici" europei.



“Der Spiegel”



Mercoledi 27 marzo 2013 “Der Spiegel”, screive:

Zwei italienische Soldaten erschießen zwei indische Fischer - und die Regierung in Rom leistet ihnen Fluchthilfe. Das Verhältnis zwischen beiden Ländern ist seither zerrüttet, Italiens Außenminister tritt zurück.

Im Februar 2012 sind die Fischer Jelestine, 45, und Pinku, 22, mit ihrem Motorboot unterwegs, vor der Küste im südwestindischen Kerala, als der italienische Öltanker "Enrica Lexie" sich nähert. Es ist ein Mittwochabend, ein gewöhnlicher Arbeitstag für die beiden Männer neigt sich dem Ende zu. Sie befinden sich außerhalb der Zwölf-Meilen-Grenze, also in internationalem Gewässer.

An Bord der "Enrica Lexie" sind auch zwei italienische Marinesoldaten, Massimiliano Latorre und Salvatore Girone. Ihre Aufgabe: das Schiff vor Piratenangriffen zu schützen. Offensichtlich fühlen sie sich von den beiden Fischern bedroht, deren Boot dem Schiff verdächtig nahekommt. Die Soldaten schießen - und töten dabei beide Männer.

Der Kapitän der "Enrica Lexie" meldet die Schüsse den indischen Behörden, das Schiff wird daraufhin in den Hafen von Kochi beordert und durchsucht, die beiden Schützen verhaftet. Indiens Außenminister S. M. Krishna ruft seinen italienischen Kollegen Giulio Terzi an. Indien möchte den Soldaten den Prozess machen, Italien verlangt die Rücksendung der beiden und bietet dafür im Gegenzug Unterstützung bei den Ermittlungen an



Due soldati italiani sparano e uccidono due pescatori indiani e il Governo a Roma li aiuta a fuggire. 

Le relazioni tra le due Nazioni sono in frantumi, il Ministri degli Esteri Italiano da le dimissioni.


Nel Febbraio del 2012 i pescatori Jelestine, (45) e Pinku , (22),  sono in navigazione con il loro peschereccio, lungo la costa sudoccidentale dello Stato Kerala, quando la petroliera “Enrica Lexie” il avvicina.


È un mercoledì sera e per i due uomini una normale giornata lavorativa si sta volgendo al termie. I due si trovano oltre le 12 miglia dalla costa, in acque internazionali.


A Bordo della Enrica Lexie, si trovano anche due fucilieri di marina italiani: Massimiliano Latorre e Salvatore Gírone il cui compito è di difendere la nave da un eventuale assalto di pirati.

Apparentemente si sono sentiti minacciati dai due pescatori, il cui peschereccio si era avvicinato in modo sospettoso alla nave.

I soldati spararono e uccisero i due uomini.


Il Comandante della “Enrica Lexie” denunciò il fatto alle autorità indiane che ordinarono alla nave di entrare nel  porto di Kochi dove dopo una perquisizione i due sparatori furono arrestati.

Il Ministro degli esteri indiano E. M. Krishna, chiamó il suo collega italiano Giuglio Terzi informandolo che L’india intendeva processare i due soldati in India,  mentre l’Italia, chiedendo il ritorno dei due soldati, si dichiara disposta a collaborare al chiarimento dei fatti.



Su questo increscioso caso ormai, sono stati scritti fiumi di parole, sia da parte della stampa indiana e italiana, mentre il social network è stracolmo di commenti, più o meno sensati, altri pieni di odio e rancore e questo, da ambo le parti, sia italiana sia indiana.


Qui però, lo Spiegel tedesco accusa direttamente i due marò di aver sparato con l’intenzione di uccidere e questo, a dir poco, non è corretto.


Non è corretto ne dal lato giuridico e tanto meno da quello umano e etico, degno solo di quei dannati ,che in Germania, della sindrome del dott. Joseph Goebbels ne hanno fatto una ragione di vita e fonte di guadagno come, in diverse altre occasioni, hanno già ampliamente dimostrato di fare,diversi giornalisti tedeschi e, non solo dello Spiegel.


Fatto è che ancora non ho trovato un articolo straniero, anche se indirettamente, che non accusi i due marò di aver sparato per uccidere.



Fokus on line.

La USNS Rappahannock“  nel luglio del 2012 fu avvicinata da un peschereccio che poi si rivelo indiano, i pescatori non reagirono ai segnali di avvertimento dei militari i quali aprirono il fuoco uccidendo due uomini e ferendone un terzo.

In questo caso il Governo Indiano si scusò con quello americano.



Ci sarebbe anche il caso del Colonnello Klein della Bundeswehr, il quale in Afghanistan, ordinò, militarmente corretto, la distruzione di un’autocisterna carica di benzina, da parte di un F14 americano, anche se circondata da civili e non da Talebani.

In questo caso, nessuno al mondo fiatò, lo Spiegel manco si sogno di accusare apertamente il Colonnello Klein ora promosso Generale, di strage,



Andare ora a spulciare gli altri articoli in parte velenosi e sempre a danno dell’Italia nella stampa estera, non ne vale proprio la pena.


Leggere la stampa estera in questo caso è come guardare un video pornografico, quando se ne vede uno qualunque,preso a caso nel mucchio, si son visti tutti.


La stessa misura vale per gli articoli esteri sui Marò; infatti, non importa in quale lingua li si legga, letto uno, si conoscono pure gli altri.



Un fatto, però, mi ribalzo oggi alla mente leggendo il quatidiano “Weser Kurier” qui a Bremen in Germania. 


Chi non si ricorda di faccia d’angelo, o come la definisce il “Weser Kurier “ oggi (der eiskalte Engel, l’impassibile angelo di gihaccio) ovvero al secolo Amanda Knox e del suo calvario nelle luride carceri italiane; calvario se veramente innocente, okay? 


In questo caso si mosse anche la Signora Clinton, allora Segretario agli Esteri quasi minacciando il Governo Italiano di ritordioni, nel caso di condanna della Signora Knox.


La sentenza d’appello, sarà emessa tra un paio di giorni, si vedrà in seguito, cosa succederà in caso di condanna.

Sicuramente gli Stati Uniti non la consegneranno alla giustizia italiana.



Nel caso dei Marò italiani e del decesso dei due pescatori che rischia di scatenare una tempesta diplomatica su scala mondiale senza precedenti e, che in altre tempi non tanto lontani, sicuramente avrebbe potuto portare a un vero e proprio conflitto armato, nessun governo o struttura politica internazionale, come le Nazioni Unite o la Nato, sì e mai pronunciato per un’investigazione da parte di esperti internazionali, nessuno.



Specialmente il comportamento della Nato, trattandosi di due Militari Nato, lascia alquanto a desiderare.



Ricordatevi di questo, quando andate a votare per le prossime elezioni europee.

Andate a votare e andateci tutti, altrimenti l’ipocrisia europea deciderà per voi.



Dal Lloyd’s List di Londra.



http://www.seeninside.net/piracy/index.html



Indian defence minister AK Antony has demanded punishment for “the guilty”, even though investigations are still incomplete.

Enrica Lexie

Data provided by Lloyd's List Intelligence

Indian defence minister demands ‘guilty must be punished’

INDIAN police have opened a murder inquiry against the crew of an Italian tanker after two local fisherman suspected to be pirates were killed after coming under fire from the vessel.

Meanwhile, Indian defence minister AK Antony has demanded punishment for “the guilty”, even though investigations are still incomplete and the matter has yet to come before a court of law.

In addition, the state government of Kerala has pledged to underwrite any legal expenses incurred by the victims’ families in seeking compensation from operator Dolphin Tanker. Attempts to call Dolphin Tanker on publicly available telephone numbers were unsuccessful.

Accounts of the events still differed at the time of writing, with the Italian embassy insisting that 2008-built, 104,769 dwt Enrica Lexie was attacked first, that the fishermen were armed, and that warning shots were fired.

But New Delhi is adamant that there was no provocation. One news agency quotes Mr Antony as arguing: “What happened was against the law, against all norms, so the guilty will have to be punished.”

Enrica Lexie is now anchored off Kochi, where local fishermen were reportedly mounting a protest blockade around the ship.

The Indian police and coastguard were questioning the master, crew and guards, and have asked that those they wish to question further be brought ashore. The ship will not be allowed to proceed unless this is granted, the Indian media said.

It is understood that shots were fired by a vessel protection detachment made up of Italian naval personnel.

Ticking timebomb

Dolphin Tanker may have has some explaining to do.

IF THE Indian account of how two local fishermen ended up dead from bullets fired from an Italian tanker are anywhere near true, then operator Dolphin Tanker – and shipping as a whole – has some explaining to do.

Of course the usual caveats about rushing to judgement apply in full. But what is imperative now is a full and impartial investigation into the incident. The possibility that the victims were engaged in piracy, or gave reasonable grounds for suspicion, must of course be dispassionately considered.

The trouble is that the mood of the Indian public is anything but dispassionate right now. There are reports that the dead fishermen’s colleagues are so angry that they have formed a trawler blockade around Enrica Lexie, at anchor off Kochi.

India will doubtlessly demand that suspects stand trial in India. Italy will equally doubtlessly refuse, as no country can countenance handing over servicemen and women to other jurisdictions to be prosecuted for actions carried out on active duty.

But it is legitimate for India to insist that those involved account fully for what they did. And if they have a case to answer, they should answer it, before a judge and jury if need be.

The likelihood of such an incident has increased since the use of armed guards, both military and private, became a commonplace response to the piracy threat.

The incident will almost certainly not be the last..




















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